Antonio Bandini è lo pseudonimo di un uomo anziano, ex magistrato in pensione, vedovo e senza figli, che vuole mantenere l’anonimato.
Scelta da rispettare. Negli ultimi anni, immerso in un ozio inutile (sono parole sue) caratterizzato dalla solitudine e da una senso di inutilità (Antonio, più che di sé parla dell’Italia in cui vive) ha cominciato a comporre poesie.
Sono in genere brevi composizioni, quasi note naif su una realtà personale, minuta, parcellizzata, ma all’interno della quale si intravede una trama metaforica riluttante ad uscire dai margini dell’intimo, ma piena di un grande desiderio di farlo.
Abbiamo fatto una prima scelta delle poesie inviateci che proponiamo di seguito:
Incubo contemporaneo
Il sonno leggero delle onde è
Interrotto dai desideri del vento
Come la corsa di un adolescente
Soffocata nella toccante timidezza.
Oggi l’altezza è distrutta
Dal cannibale bianco sorriso.
Intenzione
Le ali della gazza
Si aprivano ad arco.
Pensava di esser un falco.
Folla
Ci vennero incontro
Come un esercito sconfitto.
Qualcuno rideva
Per un riflesso nervoso
Qualcuno piangeva per la vergogna.
Tutti erano smarriti
Come i nani senza Biancaneve.
Estate
Sogno obliquo di luna
Su una colonna emersa,
Giorno senza fortuna
Nella città deserta.
Desiderio
Anime sottili
Che vivete
Nei cassetti
Violazzurri della vita,
Gentili aprite,
Che potete,
I profondi misteri dell’uscita.
Se vedete
Quei suoi passi
Più leggeri della nebbia mattutina
Fate un cenno
Date un segno
Che rinasca la mia gioia di bambino.
Se l’anima mia la rivedesse ancora
Sorriderebbe di dolore,come allora.
Ritornello
Non saper mai
Dove rincorrer l’ora
Del giorno pieno
E della sera aperta…
Per mai veder
Dove cade l’amore
In gloria e lode
Dell’abitar del mondo…
Correr di là
Andando fuorché dritto
Ed incontrar un altro
Uguale a me…
Per non veder
Che l’albero è fiorito
E l’ape è nata
Nel mezzo del bel sito.
Preghiera
Vorrei che i tuoi colori
Di felino comune
Si mescolassero con i moti
Dell’anima di ognuno.
Come più chiaro sarebbe il mondo!
Come più umani gli umani!
Come più gatti i gatti!
Vuoto d’aria.
Sono morti i vecchi
Dalle grandi biciclette nere
Coi manubri timoni del mondo.
Nella esplosione delle lune d’estate
I primi asfalti del paese alitavano
Calore sulle gomme spesse
Color della cannella,
Sfilava la strada sull’odore di un notturno silenzio
Che mescolava i destini dei bambini
Nati a notte fonda.
Ma ora nel vuoto
L’aria
È più povera
D’aria.