Questa riflessione parte da un’occasione ben precisa, la mostra dell’artista montenegrina Irena Lagator Pejovic che ha presentato, nel Centro di Attività Espressive di Villa Pacchiani, a Santa Croce sull’Arno, nel dicembre 2012, una serie di opere che mettono al centro del suo lavoro il concetto di società a responsabilità limitata e quello di società a responsabilità illimitata. Concordo con l’artista che, in un suo scritto, attribuisce al termine “illimitato” un’apertura ed una generosità che la parola “limitato”, di per sé, non ha.
Credo che parlare di generosità, oggi, sia più che mai necessario. In tempi di crisi è obbligatorio parlare di economia, è generoso parlare di tutto quello che è immateriale, compreso il tema dei linguaggi dell’arte . Questa generosità ha un costo, tutto quello che è immateriale ha un costo, a volte i costi sono immateriali, a volte sono molto concreti. Sembra proprio che non si possa uscire dall’economia.
E allora, proviamo a pensare, come esseri umani, per quale tipo di società intendiamo propendere, visto che non possiamo esimerci dal confrontarci con i riferimenti dell’economia e non vogliamo rinunciare ai linguaggi dell’arte.
Se noi, in quanto persone, costituiamo la società e se, in quanto tali, tutto quello che avviene nella società ci riguarda, quale è il senso di essere, in quanto esseri umani, “ a responsabilità limitata”? Se tutto quello che avviene nella società ci riguarda, non sarebbe più opportuno pensare a noi stessi ed agli altri come a partners di una società illimitata? E se accogliamo questa ipotesi , come dobbiamo valutare il capitale che ognuno di noi mette a disposizione di questa società? Di che cosa è fatto questo capitale? E, soprattutto, chi sono i partners, che tipo di persone sono? Quando si ragiona utilizzando i termini dell’economia, non possiamo sfuggire a calcoli utilitaristici.
Proverò a fare un’ipotesi su chi possano essere queste persone, partendo da una citazione di Carl Rogers in “Potere personale” (pag.8):
-Persone che credono nel proprio potere, che non sentono alcun bisogno di avere un “potere su” ma che desiderano , invece, incoraggiare e agevolare la forza latente dell’altro”-
Il potere è un altro tema che ci accompagna per tutta la vita, nasciamo ed abbiamo il potere di attrarre con la nostra fragilità l’accudimento e , contemporaneamente, la nostra fragilità ci espone al potere di chi ci accudirà. Quindi non è utile né sensato andare contro la natura che ci propone un mondo in cui il potere ha un senso. Ma c’è un solo tipo di potere o ce ne possono essere di tipo diverso?
La “modesta proposta “ di Carl Rogers è quella di utilizzare il potere personale non per esercitarlo su un altro essere vivente ma per lo sviluppo del proprio potenziale umano.
Se facciamo riferimento ad – una concezione della natura umana secondo la quale non si può dare alcuna fiducia alla persona, che deve essere guidata, istruita, ricompensata, punita e controllata da chi è più saggio o in posizione più elevata – dobbiamo, necessariamente utilizzare una forma di potere che è potere sull’altro ma se, invece, sosteniamo – l’ipotesi gradualmente formata e verificata che l’individuo abbia in sé ampie possibilità di comprendere se stesso, di modificare il proprio concetto di sé e i propri atteggiamenti e di acquisire un comportamento autodiretto (..)- (pagg.14,15) e se accogliamo il postulato che –Nell’uomo c’è una tendenza naturale verso il completo sviluppo, che viene spesso designata come tendenza attualizzante, presente in tutti gli organismi viventi(…)- (pag.15), ed anche che – … nel nucleo del mistero di ciò che “muove “ gli organismi, troviamo un fondamento importante per il nostro pensiero politico: il potere è nell’organismo stesso. Nella sua condizione normale esso si muove verso il proprio accrescimento e la propria indipendenza dal controllo esterno.- , allora, forse possiamo dirigere i nostri sforzi verso una forma di potere che è quella del potere personale, dell’acquisizione di consapevolezza di quale sia il nostro potere nei riguardi di noi stessi per andare verso la piena realizzazione del Sé.
Che tipo di politica porta con sé una simile ipotesi? Rogers partì dalla psicologia clinica e quindi il suo linguaggio fa riferimento alla sua professione, quella di terapeuta, e nei suoi scritti si parla di “Clienti”. Già in questo facendo un’affermazione di non potere. In una professione che ha, di per sé, i rischi del potere e dell’abuso di potere, Rogers sceglie di non chiamare le persone che si rivolgono a lui “pazienti”, perché il paziente si affida all’altro, rinuncia al suo potere, concede ad un altro essere umano di avere più potere. Rogers , invece, utilizza la parola “cliente”, curiosamente un termine che, nella nostra lingua, è strettamente legato all’economia, ma che per Rogers significava attribuire all’altro la libertà di scelta, la libertà decisionale, la libertà di definire la direzione da prendere. Come sappiamo, Rogers estese la sua teoria a campi diversi dalla terapia. All’insegnamento, alla gestione dei gruppi, alle aziende, ai conflitti internazionali. Quindi, quello che dice va letto in un modo estensivo e, appunto, non limitato.
Rogers dice: –La politica dell’Approccio Centrato sulla Persona si basa sulla rinuncia cosciente (….) a ogni controllo sul Cliente e alla possibilità di prendere decisioni per lui. Consiste nel favorire la presa di possesso di sé del cliente, e nelle strategie attraverso cui ciò può avvenire, nel restituirgli la facoltà di prendere decisioni e la responsabilità per gli effetti che ne conseguono- ( pag. 20) ed ancora – Quindi da un punto di vista politico, se stiamo cercando una base su cui fondare con fiducia la nostra azione, il nostro scopo dovrebbe essere identificare e possibilmente accrescere il numero di individui che sono avviati a diventare persone totali, che tendono ad una conoscenza della loro più intima esperienza e a un’armonizzazione con essa e che percepiscono, senza alcun atteggiamento difensivo, tutti i dati che provengono dalle persone e dalle cose del loro ambiente esterno. Queste persone dovrebbero formare un flusso crescente di saggezza operativa e le loro indicazioni sarebbero più sagge dei comandamenti degli dei o delle direttive dei governi.. Esse potrebbero costituire la corrente vitale di un futuro costruttivo.- (pagg.220,221)-
Ecco che ritorna il punto del nostro interesse di oggi: chi possono essere i partners di una società a responsabilità NON limitata , e ipotizziamo che siano persone che credono nel loro potere personale e proprio per questo, sono sagge e la loro saggezza include la capacità di assumersi le responsabilità delle loro scelte che è l’altra faccia del “potere personale”.
Credere fermamente nel proprio potere personale significa, contemporaneamente, credere nel potere personale di tutti gli esseri viventi, proprio perché è un tipo di potere che non vuole il potere sull’altro, credere nel potere personale significa dare a se stessi la possibilità di autorealizzarsi – al meglio delle proprie potenzialità-
Per concludere; che tipo di società sarebbe, quindi, quella in cui tutti gli esseri viventi riconoscessero a se stessi ed agli altri la libertà dell’autodeterminazione e il dovere dell’assunzione delle proprie responsabilità ? Ci sarebbe un campo in cui sentirci non responsabili, attori e non protagonisti? Probabilmente no. E quale ruolo può avere l’arte in questo processo’? Possiamo ipotizzare che l’arte, in quanto spazio ridotto, limitato all’interno della società, seppure in molteplici e variegate forme, possa essere il “non luogo” che ci permetta di sperimentare la ricchezza della responsabilità illimitata? E’ con questa speranza e con questo augurio che concludo il mio intervento.
Mariangela Bucci Bosco, psicologa-psicoteraapeuta.
Assessore alle Politiche ed Istituzioni Culturali
Comune di Santa Croce sull’Arno (Pisa).
Intervento in occasione della mostra dell’artista montenegrina Irena Lagator Pejovic al Centro Attività Espressive di Villa Pacchiani.
Nota: Tutte le citazioni sono tratte da “Carl Rogers On Personal Power”, Carl R. Rogers, Delacorte Press, New York, 1977; trad. italiana “Potere Personale”, Carl R.Rogers, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore. 1978.