C’è una storia che voglio raccontare. Riguarda una lezione con i miei alunni della “quarta, Pittura” del Liceo Artistico in cui insegno. E’ stato l’evento che ha connesso un anno e mezzo di lavoro sulle leggi della chimica classica, è stato il passaggio fondamentale dal fenomenologico alla sua interpretazione in chiave matematica.

Entro in aula alla sesta ora e conosco già lo spettacolo che mi si presenta: facce stanche che implorano pietà, occhi che guardano e non vedono, corpi semisdraiati sui banchi, chiacchiericcio scomposto. Armeggio con il registro elettronico e mi dilungo nelle operazioni da adempiere, che detesto per la loro macchinosità e inutilità, per dare tempo agli studenti di riposarsi dieci minuti. Vista l’ora, decido di fare un ripasso di quanto abbiamo studiato in dettaglio nelle ultime lezioni: le riflessioni di Avogadro sui dati riguardanti i rapporti fra i volumi di gas in alcune reazioni, riflessioni che portano alla conclusione che alcuni gas reagiscono in forma molecolare. Questo comporta poter scrivere le reazioni in forma di equazioni matematiche in cui sono evidenti gli aspetti quantitativi. In pratica adesso possiamo rendere conto di ciò che succede in una trasformazione chimica, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. La puntualizzazione dei vari passaggi la faccio insieme a loro, chiedendo a Giulia, a Matteo, a Chiara di concludere ciò che inizio e di andare avanti. Tutti intervengono, partecipano. Già mi sembra un miracolo che non dormano e vederli tutti attenti e sospesi nell’attesa del finale, del gran finale mi sorprende. Si tratta non solo di scrivere una reazione chimica in termini di atomi e molecole, con il segno di addizione che significa “reagisce con”, con il segno di uguale che significa “si forma”, ma anche di bilanciarla. Quei numeri di bilanciamento derivano da quei rapporti di reazione che ha studiato Avogadro, non sono un’esercitazione di tipo aritmetico, sono pieni di significato. Questo è il bello. Le ragazze e i ragazzi sono attenti, il silenzio non è vuoto e risuona dei sì è bello, ma avrò capito veramente? I pensieri li posso sentire e capisco che siamo in un grande momento. Nadir, un ragazzo in prima fila, rompe l’incantesimo e dice a voce alta “Ma… ma questa è una ganzata!!” Lo dice sorridendo, con stupore e con meraviglia. Stiamo vivendo un momento unico e io vorrei dire loro che qui si concretizza quello che ha detto Galileo, ossia che la natura si esprime in termini matematici. Sul momento però mi sembra una frase fatta e dico a Nadir che sono d’accordo, che … è proprio una ganzata. Parlo del percorso che abbiamo fatto insieme: dall’osservazione della legna che arde, del Magnesio che brucia, fenomeni all’inizio misteriosi, siamo passati, attraverso le teorie di Lavoisier, Proust, Dalton, Avogadro a comprenderne il significato. Abbiamo studiato teorie coraggiose che apparentemente si allontanavano dalla realtà che volevano spiegare. Abbiamo esplorato ciò che è noto attraverso costruzioni della mente che hanno portato ad interpretazioni sempre più elaborate, per arrivare alla semplicità di un’equazione chimica, un’equazione matematica.

C’è ancora silenzio quando la campanella suona e sono le due del pomeriggio.

Nota:

http://www.insegnareonline.com/istanze/filo-trama

Eleonora Aquilini. Laureata in Chimica. insegnante della materia nelle Scuole Superiori. Dal 1995 svolge attività di ricerca didattica nel “Gruppo di ricerca e sperimentazione didattica in educazione scientifica del CIDI di Firenze” e dal 2001 è Vicepresidente della Divisione di Didattica della Società Chimica Italiana. Molti suoi scritti sono stati pubblicati in riviste di didattica.

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