Questo scritto si propone di esplorare la natura di una emozione fondamentale per gli esseri umani: l’amore di coppia. A tale scopo viene presentata la logica che l’amore segue mentre diventa esperienza individuale di ogni persona. Comincio presentando il concetto cui faccio riferimento, considerando l’essere umano come un soggetto unitario di esperienza che vive basandosi su due modi diversi di essere logico. In particolare mi riferirò alla teoria bi-logica di Matte-Blanco, che concepisce l’essere umano come costituito da una antinomia fondamentale tra “un modo di essere dividente” e “un modo di essere unificante”.
Successivamente passerò ad esaminare il processo attraverso il quale un soggetto entra in relazione con un altro soggetto, cercando di rendere esplicito il concetto stesso di relazione.
Infine esporrò il passaggio dalla relazione tra due soggetti alla coppia di persone che si amano, la misteriosa e straordinaria esperienza che fa sì che due umani vivano una relazione secondo la logica dell’amore.
Il concetto di essere umano come soggetto referente unitario di esperienza.
Il mio punto di partenza è fare un’affermazione sulla natura dell’essere umano proponendo di vederlo come un soggetto. Consideriamo il soggetto un’organizzazione capace di “funzionare come” ed “essere” un referente unitario di esperienza e la sua intima natura costituita da una antinomina fondamentale cioè fondata su due leggi o regole incompatibili tra di loro: due modi di essere presenti nella natura dell’esperienza umana. Diciamo che l’essere umano è costituito dal modo di essere dividente e da quello unificante. L’essere dividente è capace di separare e distinguere una parte da un tutto, come ad esempio prendere una torta intera e, dopo averne tagliata una fetta a spicchio, servirla su un piattino munito di cucchiaino per poterla gustare. L’essere unificante è capace invece di considerare la qualità “torta” come qualcosa d’indivisibile. È come se affermassimo che la fetta a spicchio è uguale a tutta la torta, che una parte è uguale al tutto. Ma se valesse soltanto questa seconda logica, e una parte fosse uguale al tutto, allora sarebbe impossibile dividere una cosa in parti, e distinguere una cosa dalle altre.
Quanto appena affermato sembra una cosa molto strana e insostenibile, un’affermazione contraddittoria. Infatti stiamo affermando che, da un punto di vista logico, l’essere umano è costituito da una parte che esperisce il mondo attraverso la “divisione” cioè la capacità di distinguere una cosa da una altra e nello stesso tempo che l’uomo è costituito dalla capacità di fare esperienza del mondo come se esso fosse una sola cosa indivisibile cioè un mondo dove non è possibile distinguere una parte da un tutto e dove pertanto ogni cosa è uguale a ogni altra cosa. Poiché sappiamo, per esperienza personale, che quanto stiamo affermando non è di immediata e logica comprensione ricorriamo ad un esempio matematico per dimostrare che dentro l’essere umano esistono entrambi questi modi di considerare il mondo e se stessi all’interno del mondo.
Prendiamo in considerazione un insieme che sono i numeri naturali, cioè i numeri 1-2-3 ecc., dopo di che prendiamo in considerazione un sottoinsieme costituito dai numeri pari. Secondo la logica dividente noi sosteniamo che i numeri pari cioè 2-4-6 ecc. sono la metà di tutti i numeri naturali, l’altra metà essendo costituita dei numeri dispari, cioè 1-3-5 ecc. Diciamo cioè che il tutto è diverso dalla sua parte, in particolare diciamo che il tutto è più grande della sua parte e più in particolare che i numeri naturali sono il doppio dei numeri pari. Adesso, sempre usando la logica dividente, possiamo mostrare come, moltiplicando per due ogni numero naturale, si ottiene sempre un numero pari. Possiamo mostrare cioè che a ogni numero naturale corrisponde sempre un numero pari, cioè che vi è una corrispondenza 1 a 1 o biunivoca :1×2=2, 2×2=4, 3×2=6 e così via fino all’infinito. Seguendo questo ragionamento aderente alla logica dividente (dove vige il principio di “non contraddizione” secondo il quale se una cosa è “più grande di” non può essere “uguale di”) giungiamo alla scoperta di una contraddizione e cioè che i numeri naturali sono più numerosi dei numeri pari e nello stesso tempo ci dobbiamo confrontare con la legge-contraria, la anti-nomia, la contraddizione che i numeri naturali sono “tanti quanti” i pari che sono nello stesso tempo solo la loro metà cioè una parte compresa in essi, come la fetta a spicchio di una torta. Allo stesso risultato si arriva seguendo un altro semplice procedimento. Contando l’insieme dei numeri naturali fino all’infinito ci accorgiamo che gli elementi o individui cioè i numeri contenuti al suo interno sono infiniti, cioè sono tutti i numeri. Se adesso ne prendiamo solo una parte (da tutta la torta ne stacchiamo una fetta a spicchio) che sono il sottoinsieme dei numeri pari e contiamo pure loro all’infinito ci accorgiamo che pure loro contengono un numero infinito di elementi cioè contengono tutti i numeri.
Normalmente affermiamo che se A è più grande di B, B è più piccolo di A. Invece abbiamo dimostrato che seguendo la logica dividente è possibile dimostrare anche l’esistenza di un’altra logica che possiamo chiamare logica assimilante o logica infinita dove si ha nello stesso tempo che A>B ed A=B. Seguendo la simbologia dei numeri, potremmo dire che 2>1 e nello stesso tempo 1=2. Ma sostenere che una parte è uguale al tutto significa dire che non esiste più lo spazio e nemmeno il tempo. Vediamo di dimostrare questa ultima affermazione.
La relazione tra due soggetti bilogici
Cominciamo con una domanda: cosa significa la parola “relazione”? Sicuramente possiamo trovare molte risposte. Nel concetto di relazione proposto dalla logica simbolica, una relazione è esprimibile con la seguente espressione: xRy. Questa espressione si legge: la relazione R che x ha con y. A partire da ciò, se invertiamo i termini, si può costruire l’inverso di una relazione e cioè yRx che si legge: la relazione che y ha con x. In un modo meno formale possiamo dire la stessa cosa:
x = qualcosa
R = è in relazione con
Y = qualcos’altro
E in modo ancora più chiaro e concreto possiamo dare un esempio di relazione familiare a tutti:
x = qualcosa = Giovanni
R = è in relazione con = è padre di
Y = qualcos’altro = Giuseppe
La relazione “Giovanni è padre di Giuseppe” viene definita una relazione asimmetrica (che esprime distinguibilità) in quanto, se noi costruiamo il suo inverso, il significato diventa differente. Ciò vuol dire che cambia e si distingue da quello della relazione di partenza. Infatti diventerebbe:
X = di Giuseppe
R = è padre di
X = di Giovanni
Una relazione si dice asimmetrica quando è distinguibile dalla sua relazione inversa. Con altre parole possiamo dire quando è incompatibile o quando è in contraddizione con la sua relazione inversa. Dalla osservazione della realtà naturale sappiamo infatti che un padre può generare suo figlio e questo fatto rende incompatibile che il figlio generi suo padre.
Ma se noi diciamo:
x = Mario
R = è fratello di
Y = Angelo
e poi costruiamo il suo inverso e cioè:
y = Angelo
R = è fratello di
X = Mario
ci accorgiamo subito che il significato della relazione è uguale, cioè non distinguibile, dal significato della sua relazione inversa ed è compatibile con la realtà osservabile. In questo caso diciamo che si tratta di una relazione simmetrica cioè uguale all’inverso della relazione. Quando una relazione è compatibile con il suo inverso e non è in contraddizione con essa diciamo che è una relazione simmetrica.
Esempi di relazioni asimmetriche:
1 è diverso da 2
1 è più piccolo di 2
2 è più grande di 1
Esempi di relazioni simmetriche:
1 è uguale a 1 (inverso: 1 è uguale a 1)
2 è uguale a 2 (inverso: 2 è uguale a 2
2+2 è uguale a 4 (inverso: 4 è uguale a 2+2)
Secondo questo punto di vista esistono solo due tipi di relazioni asimmetriche e simmetriche. Le relazioni asimmetriche permettono di dividere cioè distinguere qualcosa da qualcos’altro: 1‡2. Le relazioni simmetriche considerano qualcosa uguale a qualcos’altro: 2+2=4.
Adesso possiamo collegare il concetto di soggetto come essere bi-logico al concetto di relazione e affermare che la logica dividente funziona attraverso l’applicazione della relazione asimmetrica, cioè attraverso la possibilità di distinguere qualcosa da qualcos’altro, mentre la logica unificante funziona facendo diventare simmetriche le relazioni asimmetriche, cioè stabilendo una uguaglianza tra qualcosa e qualcos’altro. La logica unificante tratta tutte le relazioni “come se” fossero simmetriche. Secondo la logica unificante, “Giovanni è padre di Giuseppe” è uguale a “Giuseppe è padre di Giovanni”. Sintetizzando potremmo dire che il soggetto umano funziona secondo una duplice logica, una che lo porta verso l’incessante attività del “rendere distinguibile” e un’altra che invece lo porta ad applicare costantemente la regola dell’“essere uguale”.
Propongo a questo punto un ulteriore collegamento e cioè quello tra la logica infinita o logica unificante e il concetto di emozione, stabilendo così una corrispondenza tra la matematica e la psicologia delle emozioni.
Ho affermato sopra che quando una parte e il tutto vengono considerati uguali, allora siamo di fronte ad un insieme infinito, cioè al fatto che alla parte e al tutto vengono attribuiti lo stesso numero di elementi, cioè la stessa grandezza, una grandezza infinita, e abbiamo portato l’esempio dei numeri pari che sono tanti quanti i numeri naturali. Se adesso consideriamo un’emozione come ad esempio l’attrazione, possiamo pensare che essa sia influenzata da tanti fattori, parti o elementi che sono qualità o potenzialità possedute da una persona. Queste qualità o potenzialità possono essere la bellezza, la tenerezza, la sensualità, la bontà ecc. Allora diciamo che ci sentiamo attratti dalla bellezza o dalla tenerezza ecc. di quella persona. Se consideriamo separatamente la bellezza, potremmo assegnare un numero ad ogni grado o valore o quantità del “potere di attrazione della bellezza”. Avremmo così una corrispondenza uno-a-uno fra tale potere e l’insieme dei numeri naturali. Poiché è possibile concepire un numero infinito di gradi o valori, ne risulta che il sottoinsieme “potere di attrazione della bellezza” ha lo stesso numero di elementi dell’insieme dei numeri naturali: è un insieme infinito. Come dire che la potenzialità attrattiva della bellezza è infinita. Quindi le tante qualità che influiscono sull’attrazione, o un solo sottoinsieme come può essere quello rappresentato dalla sola bellezza, hanno lo stesso numero infinito di gradi. Quindi sono uguali. Con questo esempio vogliamo solo mostrare come l’emozione, dal punto di vista logico, è un insieme infinito. L’insieme “attrazione” è formato da sottoinsiemi quali bellezza, tenerezza, sensualità, intelligenza ecc. fino alle infinite qualità che costituiscono l’insieme attrazione. A sua volta ogni qualità possiede al suo interno una quantità infinita di gradi che la costituiscono, fino al massimo grado della qualità in termini quantitativi. Vale a dire tutta la bellezza possibile, tutta la tenerezza possibile, tutta la sensualità possibile, tutta la intelligenza possibile ecc. In definitiva, sto affermando che dal punto di vista della logica del soggetto un’emozione può essere concepita come un insieme infinito, con tutto ciò che questa corrispondenza comporta. Anzi diciamo che tutto questo scritto è un tentativo di dare voce e argomentazioni a questa corrispondenza in modo da renderla “visibile” e fruibile, o comunque di farne oggetto di comunicazione condivisibile.
Risulta evidente che quando parliamo di relazione tra due soggetti dovremmo essere in grado di descrivere quale logica i due stanno seguendo per regolare reciprocamente la loro relazione. Il principio di mutua regolazione, ad esempio, sembrerebbe basarsi sulla logica simmetrica, in quanto i due identificano un unico modo che va bene per due nel risolvere un conflitto come potrebbe essere quello tra dipendenza e autonomia.
Un aspetto formale che ha lo stesso significato nella logica e nella relazione di coppia umana.
Abbiamo visto che il concetto di relazione è definibile attraverso la triade xRy cioè la triade di qualcosa, qualcos’altro e la relazione esistente tra loro. Aggiungiamo adesso che nella logica la triade xRy è definibile come un anello ricorsivo che si ripete all’infinito e che costituisce il limite ultimo della logica umana. Limite non ulteriormente spiegabile. Stiamo dicendo che il concetto stesso di relazione, la sua definizione, richiede il concetto di relazione asimmetrica: xRy con cui si intende che x è nella relazione R con y, implica che in questa relazione x è primo o prima di y o che è posto a sinistra di y. La cosa importante è che se x è primo o prima o è a sinistra di y, allora ne consegue che y è secondo o viene dopo o è posto a destra di x. Questa è già una relazione asimmetrica. Così il concetto di relazione implica il concetto di relazione asimmetrica. Detto con altre parole la relazione è definita come una “coppia ordinata”, e il concetto di ordine implica relazioni asimmetriche. Infatti analizzando la triade più da vicino osserviamo che ogni suo singolo elemento ad esempio x si definisce sempre con la presenza di R, cioè con la presenza della relazione R che x ha con y. E nello stesso modo y esiste nella misura in cui viene definito e specificato dalla relazione che ha con x. Il concetto di relazione R, a sua volta, non potrebbe esistere se non fosse definito dal rapporto esistente tra x e y. Possiamo dire che tutte e tre gli elementi si generano a vicenda. E che per generarsi c’è bisogno del concetto di relazione asimmetrica che distingue i tre elementi uno dall’altro. Quindi il concetto di relazione, prevede il concetto di relazione asimmetrica. Adesso, se prendiamo in considerazione i termini Padre, Madre e Figlio, vediamo che per comprendere la natura di ognuno dei tre elementi abbiamo bisogno di una nuova triade. Infatti se vogliamo spiegare la esistenza del primo termine Padre, dobbiamo dire che egli è concepibile come il frutto di una relazione cioè è un figlio a sua volta di un padre e di una madre. Se prendiamo il secondo termine cioè quello di madre dobbiamo dire che la sua esistenza, la sua natura è concepibile e, pertanto, spiegabile ricorrendo ad una ulteriore triade di padre madre e della loro relazione cioè il figlio. E così un figlio è sempre il frutto della relazione di un padre e di una madre. E cosi via fino ai prime tre esseri, o ai primi due esseri o al primo essere. Punto. Limite invalicabile della vita e della logica. Almeno per ora: 19.26 del 19-01-2009. Almeno per quanto ne sappiamo noi.
Bibliografia
Matte Blanco I., (1975). L’inconscio come insieme infiniti. Saggio sulla bi-logica. Einaudi, Torino.
Matte Blanco I., (1995). Pensare sentire, essere. Riflessioni cliniche sull’antonomia fondamentale. Einaudi, Torino.
Giuseppe D’Amore
Giuseppe D’Amore è psicologo e psicoanalista della Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione (SIPRe). Esercita la libera professione a Roma e ad Anguillara Sabazia. È presidente dell’Associazione Sviluppo e Relazione che opera con l’intento di portare “la psicologia verso le persone” (www.sviluppoerelazione.it). E’ autore del libro “Il cambiamento in psicoanalisi teorie metodi e tecniche” (edizioni universitarie romane). Ha pubblicato articoli sulla storia della psicoterapia in Italia e sullo sviluppo della professione dello psicologo consultabili sul sito www.studio-damore.it .