Spero di non vivere in un mondo in cui tanti imbecilli vogliono cambiare tutto e tanti mascalzoni non vogliono cambiare niente.
Gesualdo Bufalino (scrittore siciliano 1920-1996)

Tutto quello che ci faceva paura del comunismo – che avremmo perso le nostre case e i nostri risparami, che ci avrebbero costretto a lavorare tutto il tempo per un salario scarso e che non avremmo avuto alcuna voce contro il sistema – è diventato realtà grazie al capitalismo.
Jeff Sparrow (scrittore ed editore australiano, nato 1969)

Non è indice di buona salute mentale essere ben adattati ad una società malata.
Jiddu Krishnamurti (filosofo di origine indiana, 1895-1986)

Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità ad arrampicarsi sugli alberi, passerà tutta la sua vita a credersi stupido.
Albert Einstein (fisico tedesco, naturalizzato statunitense, 1879-1955)

Se gli psicologi non producono anche in campo politico, un giorno il politico farà a meno degli psicologi e renderà impossibile un lavoro che presupponga il dialogo tra soggetti capaci e liberi di parlare.
Patrick Schmoll (psicologo e antropologo francese, nato 1953)

Tutti alzammo la mano.

Dal diario di mio padre, 18 settembre 1943. Un ufficiale tedesco parlò all’interprete, il quale si rivolse a noi dicendo: “Il capitano tedesco chiede se già sapete che il Duce è stato liberato”. Nessuno rispose. Il capitano salì sul tavolo con l’interprete, parlò con quest’ultimo, il quale ci disse: “Il capitano chiede ancora se siete a conoscenza che, dopo la liberazione del Duce, una nuova Italia sta per risorgere”. Nessuno rispose. Indispettito, il capitano sussurrò qualcosa all’interprete, che con il megafono gridò: “Chi di voi è fascista alzi la mano!”. Nessuno alzò la mano. Allora il capitano, ormai disilluso, fece chiedere: “Chi non è fascista alzi la mano!”. Eravamo tanti, duemila o più. Davanti a noi si apriva la strada della prigionia e si delineava un futuro pieno di sofferenza e di dolore: miniere, fabbriche, altiforni… E tutti alzammo la mano.
Graziella Morra
Da Aldo Cazzullo, giornalista e saggista, nato 1966. Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della Resistenza”. Rizzoli 2015.

Il derubato che sorride
Ruba qualcosa al ladro:
ruba a se stesso chi si spende tutto in rimpianti vani.
Da Otello di William Shakespeare

Esempio di paranoia:“…numerosi soldati sovietici, feriti e catturati, riuscirono a sopravvivere ai campi di concentramento nazisti fino a quando non furono liberati nel 1945. Invece di essere considerati eroi, vennero mandati nel gulag dallo SMERS (1), in seguito all’ordine di Stalin secondo il quale chiunque fosse caduto in mano nemica doveva considerarsi un traditore. Stalin applicò lo stesso provvedimento anche a suo figlio Jakov, catturato nei pressi di Vitebsk il 16 luglio 1941”.(1) Smert Spionam (morte alle spie), il servizio di controspionaggio militare, dipartimento speciale del NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni), Nota del curatore.
Antony Beevor. Stalingrado. Rizzoli, 2000, pag. 38.

“…O ignoto lettore! Non è senza aver prima deposto la scorrevole penna per concentrarmi in breve meditazione che affronto ora un argomento già variamente sfiorato nel pre3cedente corso delle mie confessioni, ma su cui ormai la mia coscienziosità mi costringe a trattenermi. Premetto che chi da me si aspettasse un tono leggero e ambigui scherzi rimarrà deluso. Sono anzi deciso a sposare nelle righe seguenti la sincerità promessa all’inizio di queste memorie, con quella moderazione austera che la morale e la convenienza impongono. Io non ho mai compreso il piacere pur tanto diffuso delle parole sporche e considero gli eccessi della bocca come i più disgustosi perché i più futili e i meno scusabili in nome della passione. Si direbbe che si tratta dell’argomento più primitivo e ridicolo del mondo quando si sente la gente scambiare arguzie e scherzi indecenti, mentre è assolutamente il contrario: parlare di queste cose in tono impudente, sfrontato e frivolo significa dare in pasto alle risate plebee il più misterioso e importante fra gli atti della natura e della vita – ma torniamo alla mia confessione…”.
Thomas Mann.
Confessioni del cavaliere dell’industria Felix Krull. Mondadori, 1955, pag.4.

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