Anche il numero 14 è arrivato a destinazione.
Come sempre questa piccola rivista (ma comunque sentita, pensata e voluta con cuore aperto e partecipazione emotiva) vuole aprire un dibattito che per i curatori è importante, anche se circoscritto ai falsamente modesti e ristretti lettori manzoniani.
Il “fondo” di questo numero è nuovamente dedicato a Owen Renik: Desiderio e potere nell’intervento psicoanalitico. La volta scorsa abbiamo ospitato un articolo incentrato sul metodo della self-disclosure e questa volta presentiamo un testo che sviluppa un’altra applicazione, o forse è meglio dire una conseguenza della prospettiva relazionale in psicoanalisi. Là si trattava di ridefinire la questione della neutralità dello psicoanalista e del suo ruolo passivo di schermo per le proiezioni del paziente, qui si tratta di mettere in questione il potere dell’analista e i desideri del paziente, all’interno della relazione terapeutica. Vedrete in atto la dialettica che si svolge fra queste due componenti psicologiche e il significato della redistribuzione di esse fra i due partner della coppia psicoanalitica. Il testo fu letto personalmente da Renik a Roma il 20 novembre 2004 nel corso di un seminario incontro-confronto della SIPRe. In quella occasione incontrai Renik per la prima volta e rimasi davvero impressionato dalla carica comunicativa dell’uomo, oltre che dalle sue parole. Fisicamente, Renik ha l’aspetto di un boscaiolo e tutto in lui emana un senso di straordinaria autenticità.
Negli strumenti del vedere, Alberto Lorenzini presenta alcune riflessioni scaturite da una rilettura dell’Introduzione alla Psicoanalisi di Freud: La psicoanalisi di Freud e le correzioni necessarie. Lo scritto comincia con una dichiarazione che non è più così attuale: “estate, tempo di riletture.”
Tuttavia, considerando le cose nella giusta prospettiva storica, sei mesi di distanza non aggiungono praticamente nulla ai novanta anni che ci separano, più o meno, dalla data di pubblicazione di quel testo. Nelle mie riflessioni, mi avvicino con rispetto ad un monumento della letteratura psicoanalitica, ma anche con il dovuto disincanto.
Eleonora Aquilini sta diventando un ospite fissa della rubrica Psicologia, scuola e formazione: questo dipende dal suo particolare talento nel coniugare la competenza dell’insegnante e della studiosa di didattica con la straordinaria sensibilità psicologica nei confronti degli allievi e delle difficoltà che si incontrano ogni giorno a scuola. In C’è una geografia dell’anima…, Eleonora ci parla del difficile rapporto che gli adolescenti stabiliscono con l’istituzione e del delicato e insostituibile ruolo che l’insegnante può giocare, approfittando e movendosi con libertà nello spazio privato e transizionale del rapporto insegnante-allievo, una zona franca fra ribellione e istituzione nella quale, a volte, si può evitare la drammatica trappola dello scontro frontale.
Un discorso a parte merita la presentazione del libro di Roberto Filippini, Avventure e sventure del narcisismo. Ringraziamo l’autore per averci concesso la riproduzione di alcune illuminanti pagine che riguardano gli Aspetti della relazione narcisistica e rimandiamo completamente il commento alla rubrica “recensioni”, dove Alberto Lorenzini riferisce della propria lettura del libro, oltre che della lunga esperienza personale di amicizia e di inquietante gemellarità psicologica con l’autore stesso.
L’articolo del giovane Jacopo Bellazzini riguardante “Il problema ecologico e i costrutti collettivi” ci avvia in un ambito che sarà quanto mai di riferimento e di attualità negli anni a venire e che si potrebbe tradurre semplicemente con “come verrà intesto il problema dei problemi, che precede anche la famosa struttura marxiana, perché ha il suo focus nella natura di cui siamo fatti, se vogliamo continuare ad essere?”.
Stefano Paolo Fratini aggiunge ancora un tassello alla sua attività di psicologo che lavora con le persone affette da diabete, con i loro familiari e con i medici che si occupano della malattia e ci offre un’altra volta un’idea di come la salute vada intesa come attenzione “intera” alla persona.
“Un vasto campo” racconta di nuovo gli orrori della guerra in un ambito di viltà e crudeltà che pensavamo, noi prima generazione che non aveva vissuto i conflitti, dopo il 1945, non potessero esistere. E invece sono ricomparsi sulla scena europea (anche i territori degli Slavi del Sud sono Europa).
Con “L’angolo GiocoFiaba” Federica Vannoni ci presenta la possibilità di coinvolgere i bambini in un’attività espressiva emotivamente molto “attiva” e interessante. Un particolare ringraziamento a Federica che ci ha inviato il suo articolo.
“Sceneggiature della Pische”, col film “Le vite degli altri” di Von Donnesmarck ci offre uno spaccato di un percorso di formazione che potrebbe essere letto come un percorso terapeutico, dal chiuso di una nevrosi ossessiva ai gesti aperti di una sofferta libertà conquistata.
Mariangela Bucci Bosco, con l’articolo che riporta il suo intervento al Congresso IACP di Palermo del 2-3 novembre 2007 e la sua breve presentazione del libro che raccoglie il testamento di Rogers, ci riporta in quell’ambito umanistico al quale, anche senza un esplicito riconoscimento, devono molto gli indirizzi terapeutici di attualità.
Giovanni Lancellotti e Alberto Lorenzini.