Anna Emanuela Tangolo

“Non vi è nulla di più pratico di una buona teoria”
Kurt Lewin

1. In quale ambiente culturale nasce l’AT?
Eric Berne studia lavora come psichiatra a New York tra il 1938 e il 1943; comincia una formazione psicoanalitica e un’analisi personale nel 1941 con Paul Federn presso il New York Psychoanalytic Institute.
Chi è Paul Federn?
Psicoanalista americano è il primo a rielaborare il concetto freudiano di Io e a definirlo come “esperienza psichica continua” e a coniare il termine di “confine dell’Io” che determina il momentaneo stato dell’Io e lo delinea dal non-Io.
“E’ sentire il mio Io che mi dimostra che il pensiero e l’essere sono miei”.
Nell’esperienza dell’Io è fondamentale la sensazione che contiene i dati sintetici dell’esperienza.

Dopo la guerra Berne, nel 1947, si trasferisce in California e riprende la sua formazione a San Francisco presso il San Francisco Psychoanalytic Institute con Erik Erikson.
Erikson è l’autore di “Infanzia e società” (1950), lo studioso che modifica radicalmente la spiegazione freudiana dello sviluppo umano introducendo una teoria interpersonale dei bisogni e delle fasi evolutive, è il rapporto con l’ambiente, con il mondo, con l’altro che determina l’identità.

2. La psicoanalisi dopo Freud.
Nel movimento psicoanalitico già dalla fine degli anni ’30 con Hartmann (1939) l’interesse degli studi si era spostato verso le funzioni dell’Io, verso la “sfera dell’Io libera dai conflitti”.
Poi Rapaport (1951) e Edith Jacobson (1964) hanno proseguito le ricerche nella stessa direzione. Negli anni ’40 con Fairbain nasce la teoria delle relazioni oggettuali, secondo cui i bambini interiorizzano una intera relazione (1940,1944).
Che il prototipo dell’esperienza d’amore si formi nell’allattamento lo diceva già Freud nel 1905: è la prima esperienza positiva del Sè, del piacere e dell’oggetto.
Fairbain è partecipe del movimento della cosiddetta scuola britannica che rielabora le teorie di Melanie Klein e, anche grazie al suo contributo, di Winnicott, Balint ed altri.

Anche alcuni studiosi americani come la Mahler e la Jacobson lavorano in questa direzione. In epoca successiva alla morte di Berne (1970) la psicoanalisi produce la psicologia del Sè con Kohut (1971,1977,1984) che approfondisce l’analisi del ruolo delle relazioni esterne rispetto a quelle interne degli studiosi delle relazioni oggettuali e, inoltre, concentra i suoi studi sul narcisismo.
Ma anche in altre direzioni (Fromm, Horney, Sullivan) si studiava dagli anni ’40 il tema della relazione tra Io e ambiente.

3. La rottura con il movimento psicoanalitico.
Berne è uno psicoanalista che però nel 1956 vede respinta la sua domanda di iscrizione alla società psicoanalitica americana:egli ha già pubblicato “The mind in action” nel 1947, libro che verrà rivisto e pubblicato nel 1957 come”A Layman’s Guide to Psychiatry and Psychoanalisis”.
Ha scritto dal 1949 i suoi articoli sull’intuizione, poi dopo il rifiuto della sua domanda di iscrizione, pubblica due articoli importanti: “The Ego image” e “Ego States in Psychotherapy”. Nel 1957 con “Transactional Analysis: a new and effective method of Group therapy”, pubblicato sull’American Journal of Psychotherapy, ha ormai dato un nome alla propria nuova scuola.
Compaiono per la prima volta anche il concetto di giochi e di copioni.

4. Quali influenze culturali estranee alla psicoanalisi?
In “Transactional Analysis. A systematic individual and social psychiatry” del 1961, la prima sistematizzazione del suo pensiero, Berne cita a più riprese gli studi sistemici, la cibernetica (Wiener) e Bateson. Bateson aveva pubblicato nel 1956 “The message: ‘This is the play'” e Berne lo cita nelle note del capitolo sul rapporto sociale insieme ad Huizinga e agli studi sul doppio legame di Jackson e Weakland (la cosiddetta scuola di Palo Alto, di cui uno dei componenti più conosciuti è Watzlawick).
Dunque il concetto berniano di gioco è influenzato dal dibattito dell’epoca sulle ricerche sistemiche.

5. La filosofia della salute e della cura.
La fenomenologia. L’esistenzialismo, l’ermeneutica e al tempo stesso il pragmatismo americano influenzano l’Analisi transazionale di Berne e dei suoi collaboratori.
Jaspers e Husserl per la fenomenologia: la comprensione empatica del paziente, la cura come relazione tra persone.
La medicina è essenzialmente psicosomatica perché l’uomo non è mai solo corpo, oggetto, cosa (Korper), ma è corpo vivente (Leib). Lo dice Jaspers, come lo aveva detto Binswanger e lo dirà anche Berne, che ne fa la base del proprio modo di affrontare la cura del paziente.
La salute e la malattia hanno a che fare con il corpo come è concretamente vissuto e sperimentato nell’esistenza.
Ippocrate scriveva che “il medico che si fa filosofo è pari a un dio” nel senso che si pone in ricerca con il paziente, che si fa interrogare dalla persona che ha di fronte, che diviene amante di questa ricerca, viandante sulla via.
Le conferenze di Jaspers degli anni 1950-1955 sul medico nell’età della tecnica erano conosciute da Berne?
Non ho trovato citazioni in proposito, certo Berne cita spesso Kierkegaard e la fenomenologia e la sua visione dell’uomo è profondamente intrisa di una visione esistenzialista.
Conosce Heidegger? Non ci sono citazioni dirette nei suoi testi, ma la teoria del copione risente fortemente dell’idea di “esistenza inautentica” e del concetto dell’uomo come “essere gettato nel mondo”.
Il pragmatismo americano e l’opera di Dilthey lo influenzano più direttamente nella visione democratica dell’educazione e della relazione terapeutica come relazione paritaria e contrattuale. Il clima culturale degli anni ’40 e ’50 nelle università americane era indubbiamente pervaso di questi concetti.

Bibliografia:

Berne, E. “Analisi transazionale e psicoterapia“, (1961), ed. Astrolabio 1971
Berne, E. “Guida per il profano alla psichiatria e alla psicoanalisi“, (1968), ed. Astrolabio, 1969
Brenner, C.”Breve corso di psicoanalisi” (1967), ed.Martinelli, 1969
Gabbard, G.O. “Pschiatria psicodinamica“, (1994), ed. Raffaello Cortina, 1995
Guido Bonomi (a cura di) “Alle radici dell’Analisi transazionale: fenomenologie, teorie ,esistenze“, ed. La vita felice, Milano, n.29 del 2000
Jaspers, K. “Il medico nell’età della tecnica“, ed. Raffaello Cortina (1986), 1991
Watzlawick, P. Beavin, J.H. e Jackson Don D. “Pragmatica della comunicazione umana“, (1967), ed. Astrolabio, 1971.

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