I disturbi bipolari sono sempre più diffusi e vengono rinforzati culturalmente nella nostra società. Per disturbi bipolari intendo una serie di sofferenze psichiche caratterizzate da una alternanza dell’umore tra un livello euforico, eccitato, con iperattività e agitazione (polo maniacale) e un livello angosciato dell’umore, con comportamento passivo (polo depressivo). Le difese maniacali, con la negazione della tristezza e della depressione, sono congruenti con le richieste di adattamento sociale in una società complessa e globalizzata come quella in cui viviamo, per cui spesso quando le persone attivano un livello maniacale non si considerano malate o sofferenti. Corrono in macchina,spendono molto, parlano velocemente, iniziano molte attività contemporaneamente e spesso hanno comportamenti compulsivi nel gioco d’azzardo, in frenetiche esperienze sessuali, nell’uso di droghe, nel mantenere un’intensissima attività sociale. Finchè la funzionalità sociale viene mantenuta e l’iperattività si sfoga magari nel lavoro (spesso sono manager o comunque persone che rivestono incarichi di responsabilità) accade che si possa sottovalutare il rischio patologico di queste situazioni. La persona bipolare viene in psicoterapia solo quando si trova nel polo depressivo dell’umore e spesso la interrompe quando si riattiva il polo maniacale, anche se spesso si tratta di un momento particolarmente pericoloso perché la persona non si protegge minimamente e può farsi facilmente male.
I pazienti che vengono descritti sono stati curati con un trattamento analitico-transazionale sia individuale che di gruppo.
“La tranquillità mi terrorizza, mi fa pensare alla morte. Io non so stare bene in modo normale; ho bisogno di emozioni forti, ma poi distruggo tutto intorno a me”. Dice Clelia, 28 anni, manager in un’azienda. E’ venuta in terapia per una serie di comportamenti compulsivi che le hanno fatto rovinare tutti i suoi rapporti affettivi significativi.
Gianni,32 anni dice: “quando mi sento molto depresso vado a fare shopping e rubo decine di penne. Ho una collezione di 350 penne di valore. Non mi scoprono mai perché ho l’apparenza di una persona perbene e poi perché spendo anche molti soldi per una penna. Qualche volta infatti le compro. Mi sembra essenziale in quel momento avere quell’oggetto per stare meglio. Oppure corro in macchina finchè l’angoscia non lascia spazio alla paura e all’eccitazione che mi dà la situazione.”
“La realtà non mi vuole. Io scappo inseguendo i fili della memoria. Il labirinto si sdoppia, ospitando api impazzite che trasportano chiodi dorati per trafiggere le menti bacate. “Così Luigi,19 anni, descrive il suo difficile rapporto con la realtà e Sara, 28 anni, aggiunge: “Mi sento sdoppiata…a volte sono il cigno, altre volte sono il brutto anatroccolo.”, parlando del suo difficile rapporto con se stessa.
Clelia, Gianni, Sara e Luigi sono persone con un alto grado di sofferenza psichica che ha fatto pensare inizialmente alle conseguenze di abuso di sostanze stupefacenti. Invece, queste persone non facevano uso di droghe, ma vivevano naturalmente l’effetto HIGH e DOWN indotti talvolta dalle sostanze. La loro mente sembrava produrre un’alternanza di umore così rapida ed estrema da sconcertare chi viveva accanto a loro: un attimo euforici ed eccitati, l’attimo dopo sull’orlo della disperazione. Nei primi colloqui ho dovuto proporre subito una serie di contratti comportamentali di protezione, prevedendo in alcuni periodi anche l’accompagnamento psicofarmacologico. Il contratto comportamentale è un accordo tra terapeuta e paziente di controllo delle situazioni di rischio per la persona: “mantieniti entro 60 km l’ora, rispetta sempre i limiti di velocità della strada che percorri”, “esci di casa solo con i soldi che puoi spendere oggi secondo la programmazione che abbiamo concordato”, “consegna le tue carte di credito ad un familiare che conosce i tuoi problemi”, “bevi soltanto una birra a sera” per esempio. E’ fondamentale che cresca la consapevolezza della persona sul pericolo dellle spinte ipomaniacali e sulla negazione e la fretta che comportano. Rispetto alla necessità di una terapia farmacologia la psicoterapia si è rivelata indispensabile per migliorare la compliance farmacologia (spesso queste persone negano di aver bisogno di farmaci e interrompono di frequente le cure e la relazione con il medico) e per creare un ambiente di contenimento che limitasse le spinte distruttive (rinforzo dello stato dell’Io Genitore e Adulto). Il lavoro è stato quindi mirato a migliorare la consapevolezza di sé dei pazienti perché comprendendo il funzionamento scisso dei propri stati dell’Io, potessero decidere di cooperare con il terapeuta (alleanza tra lo stato dell’Io Adulto del paziente e lo stato dell’Io Adulto del terapeuta). Così abbiamo potuto lavorare per decontaminare e accentuare l’uso dell’Adulto per risolvere i problemi. Nella fase avanzata del trattamento il lavoro ha avuto per obiettivo l’integrazione e ricomposizione delle parti scisse, con le ridecisioni emotive che ciò comporta (Mi prendo il tempo per vivere; Posso provare un piacere normale, senza eccitazioni e ricerca di situazioni estreme e pericolose; Posso tollerare la tristezza e la paura della morte). A questo punto il trattamento viene proseguito in gruppo per permettere di sperimentare in un contesto sociale concreto le ridecisioni emotive e apprendere nuove opzioni per pensare, sentire e agire. In questa fase è importante sperimentare la parte positiva della propria “follia”, che è la creatività e la capacità di contatto emotivo con gli altri. Una persona con un disturbo maniaco-depressivo curata può essere una persona molto bella, libera, creativa, spesso ha capacità artistica e senso estetico, sensibilità emotiva che non deve pensare di perdere. Guarire non significa perdere la propria originalità,le proprie bizzarrie e quelle caratteristiche individuali che sono una ricchezza. La psichiatra americana Kay Redfield Jamison, affetta personalmente da psicosi maniaco-depressiva (un disturbo bipolare grave) descrive la sua storia nel libro “Una mente inquieta”ed.TEA e dà una speranza concreta a chi soffre di questa malattia, insegnando inoltre che non ci si deve vergognare di essere maniaco-depressivi al punto che anche una psichiatra come lei ha potuto riconoscere di essere ammalata e continuare a curare gli altri mentre curava se stessa. Nel testo “Toccato dal fuoco” la dottoressa Redfield Jamison indaga il rapporto tra genio e depressione descrivendo molti artisti famosi che hanno sofferto di disturbi bipolari, tra cui il poeta Byron che scriveva “A coloro che, attraverso lenti e vapore, scoprono le stelle, e navigano nel filo del vento”.
Il viaggio della psicoterapia è proprio una ricerca delle stelle e del proprio personale modo di navigare nella vita, senza perdere la bussola e procurandosi dunque gli strumenti adatti alla navigazione.
Anna Emanuela Tangolo