Quando i bambini scelgono e organizzano i giochi di cui hanno bisogno, la cosa migliore che possiamo fare è osservarli e ascoltarli attentamente; quando però è l’adulto a proporre il gioco, questo può essere utilizzato come mezzo per favorire la conoscenza ed educare. In questo ambito si colloca il mio lavoro che propone stimoli e idee, identificabili come “mezzi”, “veicoli”, che in quanto tali procedono in relazione a come vengono “guidati”. Durante i Laboratori di Espressività Teatrale, di cui mi occupo nelle scuole dell’Infanzia del Comune di Prato, un’attività o un gioco può portare in “luoghi” diversi, può stimolare l’interesse o accrescere l’esperienza di un bambino. Per stimolare la fantasia, la creatività dei bambini e per giocare insieme a loro scelgo delle favole, storie che parlano di viaggi, di avventure, di emozioni. Il lavoro parte dall’idea di allestire un luogo all’interno dello spazio che diventa un punto di ritrovo nel quale i bambini si recano per sperimentare ogni volta esperienze differenti. In quel luogo, che si va via via arricchendo di nuovi stimoli, i piccoli visitatori sono attesi da una persona, un po’ padrona di casa ed un po’ compagna di avventure, con la quale condividono l’emozione e la ritualità del gioco. Questo genere di laboratorio è inteso come occasione da vivere e da sperimentare dall’interno in prima persona, come momento attivo di crescita, come una sorta di contenitore aperto da visitare, da giocare, da smontare e rimontare secondo i propri desideri.

LA CREAZIONE DELLO SPAZIO SCENICO 
Il laboratorio di espressività teatrale inizia ogni volta con la creazione dello spazio narrativo o spazio scenico che definisce il passaggio da realtà a finzione. La preparazione dello spazio scenico è al principio di ogni azione teatrale; prima di imparare come agire, innanzitutto è fondamentale sapere dove agire. Lo spazio scenico è quel luogo deputato all’espressione teatrale dove ci sono poche, ma precise regole; ha un proprio perimetro dal quale si entra e si esce; rappresenta il contenitore nel quale viene giocata la storia e le sue regole sono determinate da questo. Se immaginiamo la stanza come una spiaggia, è normale distendersi per terra a prendere il sole; se invece è alta montagna, è logico mettersi la giacca.

LA NARRAZIONE E IL GIOCO 
Alla creazione dello spazio scenico segue la narrazione o la rappresentazione della durata di 10-15 minuti circa di brani tratti dal racconto scelto. La finalità è quella di sviluppare l’ascolto, di stimolare i bambini alla narrazione nel raccontare storie rielaborando e rivivendo i contenuti attraverso giochi di base psicomotoria e di drammatizzazione.
In questo modo i bambini giocano e stimolano se stessi concretamente, non teorizzando ma giocando.

Il gioco diventa in questo contesto un’esperienza totale, diventa azione costruttiva di sé, della propria personalità, e quindi apprendimento nel senso più generale del termine.
Il gioco diventa così un mezzo per imparare a muoversi, a pensare, a immaginare e a vivere.
Partecipando al laboratorio che ha questa struttura il bambino non solo fa delle cose, ma vive esperienze dentro la storia, attribuendo ad esse un più ampio e significativo valore.
Egli inoltre, in un unico ambiente, sempre con lo stesso gruppo di persone e giocandola medesima storia, può sperimentare diverse capacità e dimensioni di sé. Ciò gli permette di comprendere l’importanza del suo essere completo, che è in grado di esprimersi in modo globale, senza dover frammentare capacità, emozioni, o addirittura se stesso a seconda di dove si trova, cosa fa e con chi sta.

GIOCARE LA STORIA DEL MAGO DI OZ 
La storia del Mago di Oz permette di trattare alcuni temi molto importanti:
l’ASCOLTO, la STIMA, la FIDUCIA IN SÉ, la SOLIDARIETÀ, la PAURA.
L’ASCOLTO viene stimolato attraverso la narrazione della favola che viene fatta conoscere attraverso la drammatizzazione e la lettura del testo.
La STIMA e la FIDUCIA IN SÉ sono temi importanti che occupano tutta la storia. Dorothy è una bambina che fa un viaggio in un regno sconosciuto e lì è costretta ad affrontare situazioni nuove e imprevedibili. Anche il Leone è un personaggio chiave, un personaggio che acquista stima di sé grazie alla fiducia dei suoi compagni di avventura. I bambini stessi nel corso della storia scoprono qualità che forse non hanno, o meglio – come accade allo Spaventapasseri, al Boscaiolo di Stagno e al Leone – che pensano di non avere ma che invece, messi alla prova, dimostreranno di possedere.
Un altro tema è quello della SOLIDARIETÀ, infatti durante il viaggio Dorothy e i suoi amici incontrano spesso qualcuno disposto ad aiutarli.
La PAURA infine è un tema molto presente nella storia in quanto inizialmente il Mago di Oz non sembra un tipo affabile, e poi c’è pur sempre una Perfida Strega da uccidere e tanta strada da fare in un paese sconosciuto.
Ogni volta, alla conclusione della narrazione ci soffermiamo a chiacchierare su quello che è successo a Dorothy e ai bambini, per verificare la comprensione e per dare un nome alle emozioni provate.

Le insegnanti sono coinvolte prima, durante e alla fine di tutti gli incontri durante i quali vengono forniti stimoli e percorsi sia teorici che pratici per il raggiungimento degli obiettivi con modalità che evidenzino la fiducia, l’ascolto di sé e degli altri, la valorizzazione delle esperienze, in un clima di ricerca che stimola proposte, ipotesi, soluzioni da parte del gruppo di lavoro.

Frammenti di Laboratorio

• Gioco della “SVEGLIA”. Si inizia con un grande sbadiglio che coinvolge l’intero corpo. E’ naturale includere anche la voce e questo spesso accade spontaneamente. Lo sbadiglio è contagioso in un gruppo ed è divertente avere la possibilità di farne alcuni belli grandi. Si procede con la doccia, si fa finta di fare la doccia e di insaponarsi bene bene, questo aiuta ad attivare tutte le parti dell’organismo e aiuta a prendere consapevolezza delle diverse parti del proprio corpo e a sviluppare fiducia ed equilibrio. Il risciacquo poi aiuta a liberare il corpo dalle tensioni. Questo gioco, con tutte le sue varianti, viene ripetuto tutte le volte all’inizio di ogni incontro e serve come riscaldamento.

Narratore: Non tanto tempo fa in una casetta piccina piccina, in mezzo ad una prateria tanto grande che non finiva mai, viveva una bambina.… Per fortuna a rendere allegra la bambina, che si chiamava Dorothy, c’era il suo cagnolino Totò.
Totò era così pieno di pelucchi che non si riusciva a capire da che parte avesse la coda e da che parte il musetto………….
Ma, un giorno, all’improvviso, si alzò un terribile vento……

Colonna sonora: rumori di vento e musica molto movimentata tipo Tarantella
Si prende un telo grande in modo che tutti i bambini possano tenerlo all’estremità
e insieme a loro ci si diverte a muoverlo a suon di musica.
Si può mettere Totò sopra e cercare di non farlo cadere.

Il laboratorio prosegue…..

All’inizio degli incontri successivi l’entrata nello spazio narrativo viene segnata da dei mattoni gialli che disposti in un percorso permettono l’accesso alla storia.

• Quando la strega dell’Ovest vede la compagnia che si avvicina al castello prova ad allontanarla prima con un branco di cornacchie che abilmente lo spaventapasseri manda via, poi con uno sciame di api che prontamente l’uomo di latta fa indietreggiare. Alla fine le scimmie volanti invisibili catturano tutti e li portano al castello.

Strega Ovest: (ai bambini) Ho visto che quella bambina ha ai piedi le scarpe rosse della strega dell’Est, questo le dà un immenso potere, per fortuna lei non lo sa; devo cercare al più presto di rubargli quelle scarpette……
Dorothy: Dobbiamo cercare un modo per fuggire! Fortuna che almeno noi siamo ancora insieme. Vieni qui, Totò. Teniamoci compagnia. Oggi è stata proprio una brutta giornata, facciamoci un sonnellino.
Strega Ovest: Ssssst! Dormono, è il momento buono per rubare le scarpette rosse….
Ce l’ho fatta! Ora avrò un potere immenso, nessuno potrà fermarmi!

(I bambini di solito a questo punto cercano di propria iniziativa di svegliare Dorothy per avvertirla che la Strega sta per rubarle le scarpette)

Dorothy: Che succede? Oh, la mia scarpetta! Ridammela subito!
Strega Ovest: No davvero! Adesso è mia, non tua!
Dorothy: Sei una creatura malvagia! Non hai il diritto di rubarmi la scarpetta.
Strega Ovest: La terrò lo stesso, e un giorno o l’altro mi impadronirò anche dell’altra!
Dorothy: Ah sì eh? Aiutatemi, tiriamole questo secchio di acqua, beccati questo!

(Con l’aiuto di tutti bambini tiriamo addosso alla strega dei secchi con dentro dell’acqua, che altro non è che delle strisce di carta velina)

Strega Ovest: Aaaaaahhh!!!! Guarda cosa avete fatto! Ancora pochi istanti e sarò completamente liquefatta!!
Strega Ovest: Non sapevi che solo gettandomi dell’acqua addosso è possibile uccidermi?
Dorothy: No, di certo, come avrei potuto saperlo?
Strega Ovest: Tra poco mi sarò sciolta completamente e il castello diventerà tuo. Ma guarda se proprio una ragazzina come te doveva porre fine alle mie malefatte! Aaaahhhh!! Aaaaahhhh!!!!! (Svanisce).
Dorothy: Ma… Ma… Si è sciolta davvero!
Siamo liberi! Siamo liberi! Ora Oz ci darà il premio che aspettavamo!

Dobbiamo partire subito ma la curiosità è tanta… ci sono tante cose strane dentro il castello della strega. Sotto un telo si nascondono bottigliette con liquidi colorati e polverine magiche, al lato un leggio con un libro di pozioni magiche.
Con l’aiuto delle ricette si costruiscono degli amuleti portafortuna che funzionano davvero perché la polvere magica, non appena le si spruzza sopra il sangue di drago, sfrigola davvero!!!!

composizione oggettiDr.ssa Federica Vannoni
PSICOLOGA – PSICOTERAPEUTA
Collabora con il Coordinamento
Psicopedagogico del Comune di Prato progetti di espressività teatrale e incontri psicoeducativi presso i Nidi e le Scuole dell’Infanzia comunali e private. ercita attività libero professionale a Prato come psicoterapeuta individuale.
E-mail: federicavannoni@yahoo.it

Share This