(Un testimone racconta un episodio di razzismo di Stato. “Quanto manca al disastro?”)

Cara Liberazione,
oggi a Roma ho assistito con i miei occhi ad un esempio del nuovo corso legalitario nazionale e capitolino.  Ero alla fermata Atac di Piazza delle Cinque Lune, davanti a Piazza Navona. Passa l’autobus n. 30, si ferma e apre le porte, due vigili si avvicinano de guardano all’interno del veicolo. Poi intimano all’autista di non ripartire e salgono sul mezzo, si dirigono verso una famiglia romena e li fanno scendere.
Una volta a terra scatta la prassi. Documenti, chi è questa ragazza, di chi è il bambino e via dicendo.  La storia finisce bene, la famiglia è in regola.  Io guardavo la scena e con me una ragazza poco lontana.  Eravamo abbastanza schifati.
I due vigili devono ave sentito il nostro sguardo.  Non hanno usato toni pesanti con la famiglia, e sembrava quasi che si sentissero imbarazzati e si chiedessero il senso di quella loro azione.
Resta il fatto che, gentili o meno, il nuovo corso sbarcato nella Capitale. I vigili devono obbedire al nuovo sindaco e ai suoi furori, e allora via sugli autobus a cercare “i pericolosi”.
Non so come finirà, so che assistere a quella scena mi ha fatto venire un brivido alla schiena.
Io ho trent’anni e per mia fortuna non ho vissuto il periodo delle deportazioni, ma qualcosa del genere  – differente nella follia e nel numero, ma simile nell’idea di fondo –  deve essere accaduto.
Quando si arriva a far scendere una famiglia con bambini piccoli da un mezzo pubblico, solo perché appartiene ad una etnia, mi chiedo: quanto manca al disastro?

Dal quotidiano “Liberazione” 5 Giugno 2008.

I brani che seguono sono tratti dal quotidiano “Liberazione” del 13 aprile 2008. Sono a firma roro e Roberta Ronconi.

Pippa Bacca, violentata e uccisa.
Ha confessato il suo assassino.

Venerdì notte (11 aprile 2008) la polizia turca ha ritrovato il suo corpo nudo in un boschetto  vicino alla cittadina di Gezba.

Della guerra/Sono stanca/Ormai,/,al lavoro/ di un tempo/ tornerei,/a un vestito/
da sposa/o qualcosa di bianco,/per nascondere/questa mia/ vocazione/,al trionfo/
e al pianto

Fabrizio De Andrè

Murat Karatas ha confessato. Ha dato un passaggio in auto a Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca, l’ha violentata e poi uccisa. Lo riporta la versione on line del quotidiano turco “Hurriyet”, che ieri ha pubblicato in anteprima alcuni particolari sull’interrogatorio dell’omicida.  Separato con due figli, Murat Karatas aveva avuto precedenti problemi con le forze dell’ordine per furto. La polizia turca lo ha catturato nella zone di Tekirdag e Cerkezkoy, grazie al segnale inviato dal cellulare di Giuseppina, dove Murat aveva inserito la sua scheda.  Messo sotto torchio, ha confessato.  Il 31 marzo scorso, ha caricato Giuseppina sul suo camioncino.  Si è allontanato dalla E 5 e ha preso ola statale D 100, fino a raggiungere la località di Ballikayalar.  Arrivato presso un bosco l’ha violentata in macchina, strangolandola subito dopo.  In ultimo, ha seppellito frettolosamente il corpo nel piccolo boschetto vicino al luogo del delitto.
Si conclude così, nel peggiore dei modi, il viaggio di Pippa Bacca e il giallo della sua sparizione.

Assieme a Silvia Moro, altra giovane artista, Pippa era partita da Milano l’8 marzo vestita da sposa, per attraversare le frontiere dei Balcani e del Medio Oriente, e giungere sino in Israele e Palestina.  Le due amiche si erano separate a Istambul per qualche giorno, e avrebbero dovuto rincontrarsi ieri a Beirut:
Il loro itinerario, spiega il blog “bridesontour.fotoup.net” dedicato al progetto artistico “spose in viaggio”, doveva essere un “inusuale gesto di pace”, “il sogno di percorrere in autostop Paesi che sono stati sconvolti da guerre recenti e non sempre del tutto sedate”.
Il viaggio, organizzato a lungo, era scandito da appuntamenti e performance con artisti e artigiani, musei e fondazioni, associazioni culturali e pacifiste.
La scelta degli abiti (creati da Byblos), Pippa la spiegava così: “La sposa è il bianco, la luce, il femminismo, generatrice di vita, di pace”.  Lungo la strada i vestiti sarebbero diventati opere d’arte da esporre assieme a foto e filmati.
Da lunedì scorso era diventato impossibile comunicare con Pippa.  L’ultimo sms era stato quello mandato al fidanzato, nella mattinata del 31 marzo. Poi il silenzio.
L’altro ieri, in nottata, la confessione di Karatas.  E’ stato l’omicida ad indicare alla polizia turca il luogo dell’omicidio e della sepoltura di Pippa.  In un fosso, vicino a Gezba, giaceva semicoperto dalla terra il suo corpo nudo.  L’autopsia, attualmente in corso a Istambul, parla di violenza carnale e successiva morte per strangolamento.
In attesa del corpo della figlia, la madre Elena Manzoni ha dichiarato che il prima possibile creerà una mostra per ricordare Pippa nella casa che la giovane stava ristrutturando.  Cuore dell’evento, l’abito da sposa del suo ultimo viaggio.
roro

La sposa che ha sfidato il mondo
e che non lasceremo morire. Non ancora.

“Il viaggio è da sempre un mezzo ed un fine, è una scelta di vita o per alcuni l’unico modo possibile di vivere, è la metafora della vita stessa”.  Le parole che introducono il sito web di Pippa Bacca sono parole che abbiamo detto in tanti, chissà quante volte.  Le abbiamo lette, pensate, condivise.  Pippa ha fatto di più, le ha trasformate in esperienza, in scelta fatta di carne e di sogni. Ogni suo viaggio, con le amiche e gli amici, con altre artiste o da sola, aveva lo stesso obbiettivo, l’incontro con l’altro/a, con “quel piccolo dio” che abita in ogni animo umano e che si libera delle vesti amare del quotidiano per mostrare la parte divina di sé ogni volta che qualcuno gli mostra fiducia.  Per questo Pippa partiva così, rigorosamente in autostop, con appresso il minimo indispensabile, un sorriso sul bel volto rgazzino e le braccia aperte a chiunque avesse voglia, bisogno, di essere incontrato/a.
Un’arte anche questa, forse la più sublime, questa di Pippa di sapersi relazionare con chiunque, ovunque, con i soli mezzi di un cuore, di molta ironia e un’immensa disponibilità.  Ne sanno qualcosa i tanti amici che hanno viaggiato con lei per il mondo (da Milano a San Pietroburgo, da Istambul a Finisterrae, in lungo e in largo per l’Irlanda, il Nord e il Centro America) e che sono stati testimoni e partecipi della sua capacità irresistibile di fare parte del mondo.
“Era tutt’altro che un’irresponsabile nel suo approccio con altra gente e altre realtà”, ci racconta una delle persone che le sono state più vicine nella sua breve vita, l’amica Annalisa Fumagalli.  “Semplicemente era capace di una totale apertura verso l’esterno e aiutava noi amici più paurosi in certe situazioni, a sfidare i timori con fiducia e superare le resistenze, anche le più piccole, quelle magari dettate dalla semplice vergogna”.
Ma non era una sprovveduta né un’incosciente, Pippa, come sarebbe facile pensare a chi non la conosceva, leggendo in questi giorni i crudi fatti di cronaca.
Il progetto artistico di “Brides on tour”, quest’ultimo che l’ha vista attraversare  l’Europa, sino a giungere in Turchia, e che avrebbe dovuto concludersi in Medio Oriente, era stato attentamente programmato per due anni:  “Ne ha discusso mille volte cone me  – racconta Annalisa –  così come con tutti gli altri suoi amici e parenti.  Pippa sapeva che avrebbe potuto incontrare  delle difficoltà.  Aveva preparato anticipatamente tutti gli incontri, i luoghi, le tappe, i punti di appoggio.  Aveva previsto anche situazioni spiacevoli.  Era una persona di estrema intelligenza e grande riflessione, doti che aveva trasformato in leggerezza e coraggio.  Ma quello che è successo no, non se lo aspettava”.

Era partita ad inizio marzo da Milano, assieme all’amica artista Silvia Moro, vestite solo di due abiti da sposa “che per noi volevano dire  – racconta Silvia a Radio Popolare –  non certo l’abito di chi cerca marito, ma la nostra volontà di sposarci con le genti”, di proporre il bianco, il femminino, la luce, la purezza, l’allegria, l’innocenza come perle incrostate di vita (un unico abito per tutto il viaggio, su cui accumulare segni, ricami, messaggi) da proporre al posto della rabbia e della disperazione di cui si nutrono le guerre.
Un’idea folle e magnifica, che poteva venire in mente solo ad una persona sinceramente speciale come lei era. Del resto Pippa nasceva già speciale, nipote del “provocatore” Piero Manzoni, artista che nel 1960 presentò la performance “Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte “ (le opere erano uova sode) e passato alla storia per la “Merda d’artista”. La casa dei genitori e delle cinque sorelle a Corso di Porta Garibaldi è la casa più conosciuta e amata di Milano:  “vi si trovava lo spirito migliore della milanesità. Non quello riservato, ma l’altro, solido e accogliente, capace di integrazione  – racconta ancora Annalisa Fumagalli – .  Una casa con la porta costantemente aperta per tutti.  Per i vicini, i milanesi, la gente che veniva da fuori.  Un punto di riferimento per centinaia di persone”.
Con Annalisa, Pippa cantava anche, nel coro delle Bubblegum, e sosteneva l’attività della Casa degli Artisti. Era da sempre artista concettuale, amante e ricercatrice della tecnica del ritaglio, con cui aveva creato particolarissime composizioni.  Una vita artistica che però non la distanziava dal mondo, né la “elevava” dalla terra dei comuni mortali.  Al contrario. Pippa alla terra e alla concretezza delle cose era estremamente legata.  D’arte non voleva campare, niente  vita bohèmien. Al contrario, per partire per “Brides on tour” aveva chiesto con largo anticipo le ferie al call center nel quale lavorava, con un contratto a tempo indeterminato.  Un impiego che Pippa Bacca viveva pienamente, senza recriminazioni né sogni nel cassetto. A lei della vita piaceva tutto, le cose piccole e le cose grandi.  E tutte le trasformava in arte, anche l’amore.  Come quando, ci racconta ancora Annalisa, “dopo aver ricevuto un due di picche da un uomo di cui si era innamorata”, disseminò la città di spallette con su scritto: “Sono innamorato/a di Pippa Bacca. Chiedimi perché”. Le risposte, rimbalzando da orecchio a bocca per tutta la città, avrebbero dovuto travolgere come una valanga il restio cavaliere. O come quando, per il suo nuovo amore, di cognome Chiari, inventò lo stemmino “+ Chiari”.
Le ultime immagini che Milano e le tante persone che l’hanno amata hanno di lei è Pippa vestita in abito da sposa, pronta a cavalcare le infelicità altrui con la propria bianca speranza.  Anche se qualcuno l’ha fisicamente fermata, per noi che così, sposa per la prima volta l’abbiamo incontrata, Pippa è nata appena.  E così, con la gioia di questo inaspettato incontro, salutiamo chi l’ha amata.

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